Sentenza Sentenza Cassazione Civile n. 1344 del 26/01/2015


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Civile Sent. Sez. 1 Num. 1344 Anno 2015
Presidente: CECCHERINI ALDO
Relatore: DI AMATO SERGIO

SENTENZA

sul ricorso 19844 2011 proposto da:

EL

HOKAYEM

ROLAND

(c.f.

LHKRND61E04Z229K),

elettivamente domiciliato in ROMA, VIA LIMA 7,
presso l’avvocato UGO LECIS, che lo rappresenta e

Data pubblicazione: 26/01/2015

difende, giusta procura a margine del ricorso;
– ricorrente 2014
2034

contro

CARNELLI ENRICA, SANGALLI ROBERTO, SANGALLI ENRICO,
elettivamente domiciliati in ROMA, VIA DI PORTA

s

PINCIANA 4, presso l’avvocato FABRIZIO IMBARDELLI,

,

I

che

li

rappresenta

all’avvocato

ALBERTO

e

difende

unitamente

COMASCHI, giusta procura in

calce al controricorso;
controricorrenti

avverso la sentenza n. 1668/2010 della CORTE

udita la relazione della causa svolta nella
pubblica udienza del 28/11/2014 dal Consigliere
Dott. SERGIO DI AMATO;
udito,

per i controricorrenti,

l’Avvocato A.

COMASCHI che ha chiesto il rigetto del ricorso;
udito il P.M., in persona del Sostituto Procuratore
Generale Dott.

GIUSEPPE

CORASANITI che ha concluso

per l’inammissibilità, in subordine rigetto del
ricorso.

D’APPELLO di MILANO, depositata il 08/06/2010;

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Ritenuto in fatto e in diritto
– che, con sentenza dell’8 giugno 2010, la Corte di
appello di Milano confermava la sentenza in data 2 ottobre
2006 con la quale il Tribunale della stessa città aveva
condannato Roland El Hokayem, in adempimento di un obbligo

fideiussorio ed in solido con il fratello Simon Hokayem, al
pagamento del residuo corrispettivo dovuto agli attori
Enrica Carnelli, Roberto Sangalli ed Enrico Sangalli per la
cessione di quote delle s.r.l. Pasticceria Taveggia e
Taveggia Dolciaria. In particolare, per quanto ancora
interessa, la Corte di appello osservava che 1) non
sussisteva la denunciata violazione dell’art. 112 c.p.c.,
sostenuta dall’appellante con l’allegazione che la
descrizione dei fatti operata dagli attori in primo grado
sostanziava un’ipotesi di simulazione relativa soggettiva
quanto all’effettivo acquirente delle quote, mentre la
condanna era stata pronunciata sulla base di una ritenuta
garanzia fideiussoria prestata dai fratelli Hokayem con
riferimento all’obbligazione di pagamento del prezzo di
cessione assunta dall’acquirente Limerick, società di
diritto portoghese; infatti, gli attori avevano dedotto sin
dall’atto introduttivo che i fratelli Hokayem si erano
obbligati a pagare comunque il prezzo delle partecipazioni
ed i convenuti si erano difesi in primo grado proprio
contestando tale indicazione; 2) la prova dell’obbligazione

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fideiussoria discendeva, oltre che dall’assenza di una
specifica contestazione dei fatti dedotti dagli attori,
anche dalla deposizione del teste Riccardo Sangalli e da una
serie di elementi gravi, precisi e concordanti. Quanto alla
deposizione di Riccardo Sangalli, figlio di Roberto ed

intervenuto nell’atto di cessione quale suo rappresentante,
si doveva escludere una incapacità a testimoniare in quanto
la sua partecipazione all’atto di cessione era avvenuta in
forza di procura nella quale mancava ogni riferimento al
soggetto acquirente (con il che deve ritenersi che la
sentenza impugnata abbia escluso la possibilità di
configurare una responsabilità del procuratore per avere
individuato quale parte acquirente la soc. Limerick anziché
i fratelli Hokayem con i quali erano state condotte le
trattative). Quanto agli altri indizi, che confermavano
l’attendibilità della testimonianza, assumevano rilievo sia
l’inverosimiglianza, dopo una serrata trattativa, della
cessione ad una società sconosciuta sino al momento della
sottoscrizione dell’atto, senza il personale impegno di chi
«in dette trattative e nel loro perfezionamento aveva
ampiamente manifestato la propria rassicurante
disponibilità», sia i solleciti di pagamento rivolti ai
fratelli Hokayem dopo i primi inadempimenti della soc.
Limerick, sia i pagamenti effettuati da Simon Hokayem e da
società della quale questi era amministratore unico, sia i
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pagamenti effettuati da altra società riferibile ad entrambi
i fratelli Hokayem, sia infine l’assenza dei convenuti in
tre udienze appositamente fissate per il loro libero
interrogatorio. Le stesse circostanze giustificavano la
ritenuta non attendibilità del teste Gioia, presente alle

trattative ed alla stipula dell’atto di cessione, laddove
aveva affermato che non gli risultava un impegno
fideiussorio dei fratelli Hokayem;
– che avverso detta sentenza ha proposto ricorso per
cassazione Roland El Hokayem, deducendo: l) la violazione
dell’art. 112 c.p.c. in quanto

il

potere del giudice di

qualificazione dei fatti esposti dalle parti non consentiva
di porre a fondamento della decisione il fatto di avere
assunto l’impegno

di

pagamento quale fideiussore se gli

attori avevano dedotto il fatto di avere assunto l’impegno
quale effettivo cessionario delle quote; 2) il vizio di
motivazione in ordine all’asserita insussistenza di una
violazione dell’art. 112 c.p.c. poiché la sentenza
impugnata: a) aveva contraddittoriamente affermato che gli
attori avevano effettivamente dedotto una interposizione
fittizia di persona; b) aveva omesso di considerare che la
frase «avrebbero onorato in ogni caso il pagamento» doveva
essere calata nel contesto nel quale si affermava che i
fratelli Hokayem «erano da considerare gli effettivi
titolari»; c) aveva tratto la prova di un impegno

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fideiussorio in capo al ricorrente Roland El Hokayem sulla
base di indizi che si riferivano esclusivamente al fratello
Simon; 3) il vizio di motivazione laddove la sentenza
impugnata aveva ritenuto insussistente l’incapacità a
testimoniare e comunque l’inattendibilità di Riccardo

Sangalli, omettendo di considerare sia i rapporti familiari
del testimone con gli attori, in quanto figlio di Enrica
Carnelli e di Roberto Sangalli e fratello di Enrico
Sangalli, sia la responsabilità configurabile a suo carico
per la stipula della cessione in favore di società
portoghese, avente sede nella zona franca di Madera, con
previsione di un pagamento rateale non garantito; con lo
. stesso motivo si deduce il vizio di motivazione per
l’apodittica affermazione della inattendibilità del teste
Gioia;
– che Enrica Carnelli, Roberto Sangalli ed Enrico
Sangalli resistono con controricorso;
– che entrambe le parti hanno presentato memoria;
– che il primo motivo è inammissibile per genericità;
infatti, come riferito in narrativa, secondo la sentenza
impugnata il titolo di responsabilità dei convenuti, per
essersi comunque obbligati a pagare il prezzo delle
partecipazioni, era stato indicato dagli attori già nella
citazione e, d’altro canto, sul punto specifico i convenuti
avevano preso posizione, per resistervi, già nella comparsa
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di risposta. Ciò nonostante il motivo si limita ad affermare
la diversità dei fatti a fondamento dell’azione proposta e
di quella accolta dalla Corte di appello;
– che il secondo motivo è inammissibile perché propone
censure di merito e chiede una nuova valutazione del

materiale probatorio, senza che sussistano vizi logici e
giuridici della motivazione. In particolare: a) una volta
individuati i fatti posti a fondamento della domanda sin
dalla citazione, attiene soltanto alla qualificazione
giuridica la riconduzione della fattispecie a quella di un
pagamento dovuto dai soggetti che avrebbero fittiziamente
interposto una società nell’acquisto delle quote ovvero a
quella del pagamento dovuto dai soggetti che avevano
garantito il pagamento dovuto dalla società cessionaria; b)
l’impegno al pagamento in ogni caso del corrispettivo della
cessione, riferito dal teste ed enunciato /ella citazione,
non è incompatibile con l’affermazione che i fratelli
Hokayem erano da considerare gli effettivi titolari, poiché
quest’ultima affermazione poteva avere valenza meramente
economica e non giuridico formale, con conseguente
compatibilità di un impegno fideiussorio giustificato dal
diretto interesse economico; c) gli indizi, come riferito in
narrativa, riguardavano entrambi i fratelli Hokayem;
– che il terzo motivo è in parte infondato e in parte
inammissibile. In particolare, il motivo è infondato, e
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comporta solo una correzione della motivazione, laddove
lamenta la mancata considerazione di fatti, quali i rapporti
familiari del teste e la sua partecipazione al negozio come
rappresentante di uno degli attori; dette circostanze,
infatti, non determinano alcuna incapacità a testimoniare

anche se possono incidere sulla attendibilità del testimone:
l’interesse a partecipare al giudizio, previsto come causa
d’incapacità a testimoniare dall’art. 246 c.p.c., si
identifica con l’interesse a proporre la domanda e a
contraddirvi

ex art. 100 dello stesso codice, sicché deve

ritenersi colpito da detta incapacità chi potrebbe, o
avrebbe potuto, essere chiamato dall’attore, in linea
alternativa o solidale, quale soggetto passivo della stessa
pretesa fatta valere contro il convenuto originario, nonché
il soggetto da cui il convenuto originario potrebbe, o
avrebbe potuto, pretendere di essere garantito (Cass. 17
luglio 2002, n. 10382 e, con riferimento all’analoga
situazione del rappresentante organico di società, Cass. 7
settembre 2012, n. 14987). Si deve, pertanto, escludere che
l’interesse a partecipare al giudizio possa discendere
soltanto dalla potenziale responsabilità del teste nei
confronti degli attori. Nel resto il motivo è inammissibile
in quanto propone censure di merito circa l’attendibilità
dei testimoni, che è stata valutata nel contesto degli

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elementi indiziari disponibili, con motivazione congrua ed
immune da vizi logici e giuridici;
– che le spese seguono la soccombenza e si liquidano come
in dispositivo.

rigetta il ricorso; condanna Roland El Hokayem al rimborso
delle spese di lite liquidate in e 10.200,00=, di cui 200,00
per esborsi, oltre spese generali, IVA e CP.
Così deciso in Roma nella camera di consiglio del 28
novembre 2014.

P.Q.M.

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