Sentenza Sentenza Cassazione Civile n. 13385 del 18/05/2021
Cassazione civile sez. VI, 18/05/2021, (ud. 10/03/2021, dep. 18/05/2021), n.13385
LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE
SEZIONE SESTA CIVILE
SOTTOSEZIONE T
Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:
Dott. MOCCI Mauro – Presidente –
Dott. CAPRIOLI Maura – Consigliere –
Dott. LO SARDO Giuseppe – Consigliere –
Dott. DELLI PRISCOLI Lorenzo – rel. Consigliere –
Dott. RAGONESI Vittorio – Consigliere –
ha pronunciato la seguente:
ORDINANZA
sul ricorso 24657-2019 proposto da:
AGENZIA DELLE ENTRATE, (C.F. (OMISSIS)), in persona del Direttore pro
tempore, elettivamente domiciliata in ROMA, VIA DEI PORTOGHESI 12,
presso l’AVVOCATURA GENERALE DELLO STATO, che la rappresenta e
difende ope legis;
– ricorrente –
contro
PARMALAT SPA, in persona del legale rappresentante pro tempore,
elettivamente domiciliata in ROMA, VIA MAROCCO 18, presso lo studio
dell’avvocato ALESSANDRO TRIVOLI, che la rappresenta e difende
unitamente all’avvocato MARCO PASQUALI;
– controricorrente –
avverso la sentenza n. 936/1/2019 della COMMISSIONE TRIBUTARIA
REGIONALE dell’EMILIA ROMAGNA;
udita la relazione della causa svolta nella camera di consiglio non
partecipata del 10/03/2021 dal Consigliere Relatore Dott. LORENZO
DELLI PRISCOLI.
Fatto
FATTI DI CAUSA
Rilevato che:
la parte contribuente proponeva ricorso avverso un avviso di liquidazione relativo ad imposta di registro in merito ad una sentenza del Tribunale di Parma con il quale una parte era stata ammessa quale creditore chirografario – in misura proporzionale pari all’1% – al passivo della medesima società ricorrente;
la Commissione Tributaria Provinciale respingeva il ricorso della parte contribuente;
la Commissione Tributaria Regionale, con sentenza 14 maggio 2019 n. 936/1/19 accoglieva l’appello della parte contribuente ritenendo che, poichè all’avviso di liquidazione non era stata allegata la sentenza cui l’atto fa riferimento, l’avviso dell’Ufficio deve essere annullato;
l’Agenzia delle entrate proponeva ricorso affidato ad un unico motivo mentre la parte contribuente si costituiva con controricorso e in prossimità dell’udienza depositava memoria, insistendo per il rigetto del ricorso.
Diritto
RAGIONI DELLA DECISIONE
Considerato che con il motivo d’impugnazione, in relazione all’art. 360 c.p.c., comma 1, n. 3, l’Agenzia delle entrate denuncia violazione e falsa applicazione della L. n. 212 del 2000, art. 7, e della L. n. 241 del 1990, art. 3, nonchè violazione dell’art. 53 e 3 Cost. in quanto l’asserita manchevolezza della motivazione dell’avviso di liquidazione non ha comportato alcun problema nella identificazione della pretesa fiscale avanzata dall’Ufficio con conseguente insussistenza di qualsiasi lesione del diritto di difesa del contribuente.
Il motivo è infondato.
Secondo la L. n. 212 del 2000, art. 7, infatti, se nella motivazione degli atti dell’amministrazione finanziaria si fa riferimento ad un altro atto, questo deve essere allegato all’atto che lo richiama e secondo la giurisprudenza di questa Corte citata dalla Commissione Tributaria Regionale, in tema di imposta di registro, l’avviso di liquidazione emesso D.P.R. n. 131 del 1986, ex art. 54, comma 5, che indichi soltanto la data e il numero della sentenza civile oggetto della registrazione, senza allegarla, è illegittimo, per difetto di motivazione, in quanto l’obbligo di allegazione, previsto dalla L. n. 212 del 2000, art. 7, mira a garantire al contribuente il pieno ed immediato esercizio delle sue facoltà difensive, laddove, in mancanza, egli sarebbe costretto ad una attività di ricerca che comprimerebbe illegittimamente il termine a sua disposizione per impugnare (Cass. nn. 28800, 28801, 28802, 28803, 28804 del 2020, nonchè Cass. nn. 17486 del 2019, 29491 del 2018, 29402 del 2017, 12468 del 2015).
Nel caso di specie, tale esigenza di allegazione al fine di evitare un’attività di ricerca che inciderebbe sull’effettività del diritto di difesa del contribuente è tanto più avvertita in quanto la parte contribuente risulta in amministrazione straordinaria ed è destinataria di una innumerevole serie di atti giudiziari: Cass. nn. 28800, 28801, 28802, 28803, 28804 del 2020). Pertanto, ritenuto infondato il motivo di impugnazione, il ricorso va conseguentemente respinto; le spese seguono la soccombenza.
P.Q.M.
La Corte rigetta il ricorso; condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali, che liquida in Euro 5.500, oltre a rimborso forfettario nella misura del 15% e ad accessori di legge.
Così deciso in Roma, nella Camera di consiglio, il 10 marzo 2021.
Depositato in Cancelleria il 18 maggio 2021