Sentenza Sentenza Cassazione Civile n. 13144 del 30/06/2020

Cassazione civile sez. II, 30/06/2020, (ud. 24/09/2019, dep. 30/06/2020), n.13144

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA CIVILE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. PETITTI Stefano – Presidente –

Dott. GORJAN Sergio – Consigliere –

Dott. BELLINI Ubaldo – Consigliere –

Dott. FALASCHI Milena – rel. Consigliere –

Dott. ABETE Luigi – Consigliere –

ha pronunciato la seguente:

ORDINANZA

sul ricorso iscritto al n. 07947/2018 R.G. proposto da:

B.A., rappresentata e difesa dagli Avv.ti

Giovambattista Ferriolo e Ferdinando Emilio Abbate, con domicilio

eletto in Roma, Via Golametto n. 4, presso il loro studio;

– ricorrente –

contro

MINISTERO DELLA GIUSTIZIA, rappresentata e difesa dall’Avvocatura

Generale dello Stato, con domicilio ex lege in Roma, via dei

Portoghesi n. 12, presso la medesima Avvocatura Generale dello

Stato;

– controricorrente –

avverso il decreto della Corte di appello di Perugia n. 2451

depositato l’11 settembre 2017.

Udita la relazione svolta nella Camera di consiglio del 24 settembre

2019 dal Consigliere Dott. Milena Falaschi.

Fatto

OSSERVA IN FATTO E IN DIRITTO

Ritenuto che:

– la Corte di appello di Perugia, con decreto n. 2451 del 2017, accogliendo il ricorso proposto da B.A., della L. n. 89 del 2000, ex art. 3, ha condannato il Ministro della giustizia al pagamento in favore del ricorrente della somma di Euro 708,00, oltre agli interessi dalla data della domanda, nonchè al rimborso in favore del ricorrente delle spese processuali che venivano liquidate in Euro 210,00 per compenso professionale ed accessori;

– avverso il decreto della Corte di appello di Perugia il B. propone ricorso per Cassazione, fondato su un unico motivo, con il quale denuncia la violazione e la falsa applicazione dell’art. 91 c.p.c., art. 2233 c.c. e del D.M. n. 55 del 2014. Il ricorrente espone che la liquidazione delle spese processuali operata dalla Corte d’appello di Perugia sarebbe inferiore ai minimi dettati dalla Tabella 12 del D.M. n. 55 del 2014 (indicando le singole attività e fasi ed i relativi importi tariffari);

– il Ministero della giustizia ha depositato un “atto di costituzione” in vista della discussione orale della causa.

Atteso che:

– l’unico motivo di ricorso è fondato e va, pertanto, accolto.

Questa Corte ha già precisato come il procedimento per l’equa riparazione del pregiudizio derivante dalla violazione del termine di ragionevole durata del processo – di cui alla L. n. 89 del 2001, vada considerato, ai fini della liquidazione dei compensi spettanti all’avvocato, quale procedimento avente natura contenziosa, con la conseguenza che, nel caso in esame, trova applicazione la tabella 12 allegata al D.M. 10 marzo 2014, n. 55 (cfr. Cass. 10 aprile 2018 n. 8818 del 2018; Cass. 28 febbraio 2018 n. 4689; Cass. 14 novembre 2016 n. 23187; Cass. 17 ottobre 2008 n. 25352).

Peraltro, è stato anche chiarito come, in tema di liquidazione delle spese processuali successiva al D.M. n. 55 del 2014 (che detta i criteri da applicare nel regolare le spese di causa, mentre il D.M. n. 140 del 2012, regola la materia dei compensi tra professionista e cliente: Cass. 17 gennaio 2018 n. 1018), non sussistendo più il vincolo legale della inderogabilità dei minimi tariffari, i parametri di determinazione del compenso per la prestazione defensionale in giudizio e le soglie numeriche di riferimento costituiscono criteri di orientamento e individuano la misura economica standard del valore della prestazione professionale; pertanto, il giudice è tenuto a specificare i criteri di liquidazione del compenso solo in caso di scostamento apprezzabile dai parametri medi, fermo restando che il superamento dei valori minimi stabiliti in forza delle percentuali di diminuzione incontra il limite dell’art. 2233 c.c., comma 2, il quale preclude di liquidare somme praticamente simboliche, non consone al decoro della professione. La liquidazione disposta dalla Corte di appello Perugia in complessivi Euro 203,00, è stata operata, invece, senza dare alcuna adeguata motivazione, con una globale determinazione dei compensi, in misura notevolmente inferiore a quelli minimi di cui alla tabella 12 allegata al D.M. 10 marzo 2014, n. 55, tenuto conto del valore della causa (da 0 ad Euro 1,100,00), pur applicata la riduzione massima in ragione della speciale semplicità dell’affare D.M. n. 55 del 2014, ex art. 4 (Cass. 15 dicembre 2017 n. 30286; Cass. 31 gennaio 2017 n. 2386; Cass. 16 settembre 2015 n. 18167).

Infatti, pur applicando la massima riduzione ai singoli importi per ciascuna voce, ai sensi dell’art. 4, comma 1, del citato D.M., la somma totale liquidabile sarebbe di Euro 286,00, così computata: Euro 67,50 per la fase di studio della controversia (a fronte di Euro 135,00 come importo medio ordinario); Euro 67,50 per la fase introduttiva del giudizio (a fronte di Euro 135,00 quale importo medio ordinario); Euro 51,00 per la fase istruttoria (per effetto della riduzione del 70%, applicabile per tale voce, rispetto alla somma ordinaria prevista in tabella di Euro 170,00); Euro 100,00 per la fase decisionale (a fronte di Euro 200,00 quale importo medio ordinario).

Ne consegue l’accoglimento del ricorso e la cassazione del decreto impugnato.

Sussistendone le condizioni, è possibile decidere la causa nel merito ai sensi dell’art. 384 c.p.c., comma 2, non essendo necessari ulteriori accertamenti di fatto, con liquidazione del complessivo compenso in favore del difensore in Euro 286,00 (spese generali, IVA e CPA) e con condanna dell’Amministrazione alla rifusione del predetto importo, con distrazione in favore degli avvocati Giovambattista Ferraiolo e Ferdinando Emilio Abbate, che ne hanno fatto richiesta, dichiarandosi antistatari.

Anche le spese legali del giudizio di legittimità debbono seguire la soccombenza e possono liquidarsi, sempre con distrazione, siccome in dispositivo, tenuto conto del valore e della qualità della causa, nonchè delle attività espletate.

PQM

La Corte accoglie il ricorso;

cassa la decisione impugnata limitatamente alla liquidazione delle spese processuali e, decidendo nel merito, liquida le spese del giudizio di merito in favore dell’odierno ricorrente nell’importo complessivo di Euro 286,00 oltre spese generali ed accessori, con distrazione in favore degli avvocati Giovambattista Ferraiolo e Ferdinando Emilio Abbate, che hanno dichiarato di essere antistatari;

condanna, altresì, il Ministero della giustizia alla rifusione, in favore di parte ricorrente, delle spese del giudizio di legittimità, che, distratte in favore dello stesso avvocato Ferdinando Emilio Abbate, dichiaratosi antistatario, liquida in Euro 255,00 per compensi, oltre spese generali ed accessori.

Così deciso in Roma, nella Camera di consiglio della Sezione Seconda Civile, il 24 settembre 2019.

Depositato in Cancelleria il 30 giugno 2020

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