Sentenza Sentenza Cassazione Civile n. 12221 del 22/06/2020

Cassazione civile sez. I, 22/06/2020, (ud. 26/02/2020, dep. 22/06/2020), n.12221

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA CIVILE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. SAMBITO Maria G.C. – Presidente –

Dott. PARISE Clotilde – rel. Consigliere –

Dott. CARADONNA Lunella – Consigliere –

Dott. AMATORE Roberto – Consigliere –

Dott. DELL’ORFANO Antonella – Consigliere –

ha pronunciato la seguente:

ORDINANZA

sul ricorso 4649/2019 proposto da:

S.M., rappresentato e difeso dall’avvocato Ameriga Petrucci

del Foro di Potenza, giusta procura speciale in calce al ricorso;

– ricorrente –

contro

Ministero dell’Interno, in persona del Ministro pro tempore,

elettivamente domiciliato in Roma, via dei Portoghesi 12, presso

l’Avvocatura Generale dello Stato che lo rappresenta e difende ope

legis;

– controricorrente –

avverso la sentenza n. 399/2018 della CORTE D’APPELLO di POTENZA,

depositata il 20/06/2018;

udita la relazione della causa svolta nella camera di consiglio del

26/02/2020 dal cons. PARISE CLOTILDE.

Fatto

FATTI DI CAUSA

1. Con sentenza n. 399/2018 pubblicata il 20/06/2018 la Corte d’appello di Potenza ha respinto l’appello proposto da S.M., cittadino del Gambia, avverso l’ordinanza del Tribunale di Potenza che aveva rigettato la sua domanda avente ad oggetto in via gradata il riconoscimento dello status di rifugiato, della protezione sussidiaria e di quella umanitaria. La Corte territoriale ha ritenuto che fosse non rilevante la vicenda personale narrata dal richiedente, il quale riferiva di essere fuggito per timore di essere ucciso dai proprietari del bestiame che custodiva quale pastore e che era stato rubato da alcuni banditi. La Corte d’appello ha ritenuto che non ricorressero i presupposti per il riconoscimento di alcuna forma di protezione, avuto anche riguardo alla situazione generale del Gambia, descritta nel provvedimento impugnato, con indicazione delle fonti di conoscenza.

2. Avverso il suddetto provvedimento, il ricorrente propone ricorso per cassazione, affidato a due motivi, nei confronti del Ministero dell’Interno, che si è costituito tardivamente, al solo fine dell’eventuale partecipazione all’udienza di discussione.

3. Il ricorso è stato fissato per l’adunanza in camera di consiglio ai sensi dell’art. 375 c.p.c., u.c. e art. 380 bis 1 c.p.c..

Diritto

RAGIONI DELLA DECISIONE

1. Con il primo motivo il ricorrente si duole del diniego della protezione sussidiaria, lamentando la violazione dell’art. 360 c.p.c., comma 1, nn. 3 e 5. Deduce che la motivazione della sentenza impugnata è apparente, affetta da contrasto irriducibile tra affermazioni inconciliabili, perplessa ed obiettivamente incomprensibile e adduce che, nella specie, non può operare il principio della “doppia conforme” in quanto non erano stati attivati nei due gradi di giudizio i poteri ufficiosi del Giudice sulla verifica della situazione geopolitica del Gambia. Si duole dell’errata valutazione degli elementi fondanti la protezione sussidiaria di cui al D.Lgs. n. 251 del 2007, art. 14, lett. c). Lamenta l’omesso approfondimento della situazione di violenza indiscriminata nel suo Paese, in base alle fonti internazionali del 2016, del 2017 e del maggio 2018 che richiama e il cui testo riporta ampiamente nel ricorso. Lamenta omessa pronuncia sugli elementi fondanti la protezione sussidiaria di cui al D.Lgs. n. 251 del 2007, art. 14, lett. a) e b).

2. Con il secondo motivo il ricorrente si duole del diniego della protezione umanitaria, lamentando i vizi di cui all’art. 360 c.p.c., comma 1, nn. 3, 4 e 5. Nel ribadire che, anche in ordine a tale statuizione, la motivazione della sentenza impugnata è apparente, affetta da contrasto irriducibile tra affermazioni inconciliabili, perplessa ed obiettivamente incomprensibile e che, nella specie, non può operare il principio della “doppia conforme”, richiama diffusamente pronunce di questa Corte e rimarca che, in base a numerose ed accreditate fonti internazionali, in Gambia le condizioni di vita sono precarie, con riferimento alla compromissione dei diritti umani, alla salute, all’emergenza ambientale e all’alimentazione, e che era stata omessa la valutazione della sua situazione di vulnerabilità e del suo livello di integrazione in Italia, in base alla comparazione da effettuarsi come da pronuncia n. 4455/2018 di questa Corte.

3. Preliminarmente occorre precisare che il ricorrente ha depositato copia analogica della decisione impugnata – redatta in formato elettronico e sottoscritta digitalmente -, priva di attestazione di conformità del difensore D.L. n. 179 del 2012, ex art. 16 bis, comma 9 bis, convertito dalla L. n. 221 del 2012. Il Ministero controricorrente, nel costituirsi tardivamente, non ha disconosciuto la conformità della copia informale all’originale, sicchè il ricorso per cassazione è da ritenersi procedibile (Cass. S.U. n. 8312/2019).

4. Il primo motivo di ricorso è inammissibile.

4.1. Il ricorrente si duole genericamente dell’omessa valutazione della ricorrenza delle ipotesi di cui al D.Lgs. n. 251 del 2007, art. 14, lett. a) e b) senza neppure allegare quali siano gli elementi fattuali di rilevanza della sua vicenda personale (pag.n. 22 ricorso) e senza riportare nel ricorso (cfr. pag.n. 5) il motivo d’appello relativo alle suindicate ipotesi a) e b) del citato art. 14. La Corte territoriale ha ritenuto irrilevante, ai fini del riconoscimento della protezione di cui trattasi, la vicenda personale narrata dal richiedente, il quale riferiva di essere fuggito per timore di essere ucciso dai proprietari del bestiame che custodiva quale pastore e che era stato rubato da alcuni banditi. Il ricorrente non censura specificamente detta affermazione, nè allega, riportando in ricorso il corrispondente motivo d’appello, fatti di rilevanza in ordine alla ricorrenza delle ipotesi di cui al D.Lgs. n. 251 del 2007, art. 14, lett. a) e b) difettando, così, la doglianza di cui trattasi di sufficiente specificità e di autosufficienza.

4.2. Il ricorrente si duole, altresì, dell’errata valutazione degli elementi fondanti la domanda di protezione sussidiaria di cui al citato art. 14, lett. c).

In ordine a detta misura di protezione, questa Corte ha chiarito che l’accertamento della situazione di “violenza indiscriminata in situazioni di conflitto armato interno o internazionale”, che sia causa per il richiedente di una sua personale e diretta esposizione al rischio di un danno grave, quale individuato dalla medesima disposizione, implica un apprezzamento di fatto rimesso al giudice del merito, non censurabile in sede di legittimità al di fuori dei limiti di cui all’art. 360 c.p.c., comma 1, n. 5 (Cass. n. 32064/2018 e Cass. n. 30105/2018).

Occorre, inoltre, precisare che, ai sensi del combinato disposto dell’art. 70, art. 348 bis, lett. a) e art. 348 ter, non opera nella fattispecie il principio della cd. “doppia conforme”, trattandosi di azione di status.

Ciò posto, nel caso di specie, la Corte territoriale ha compiuto l’accertamento istruttorio sulla situazione del Paese ai fini del riconoscimento della protezione sussidiaria, a norma del D.Lgs. n. 251 del 2007, art. 14, lett. c), e, con motivazione idonea (Cass. S.U. n. 8053/2014), nonchè indicando le fonti di conoscenza (pag. n. 5 della sentenza impugnata), ha analizzato la situazione politica del Gambia ed ha escluso l’esistenza di una situazione di conflitto armato o di violenza generalizzata in quel Paese.

Il ricorrente deduce genericamente la violazione di norme di legge e il vizio motivazionale, attraverso il richiamo alle disposizioni che assume disattese e tramite una ricostruzione della fattispecie concreta, quanto alla situazione del suo Paese, inammissibilmente difforme da quella accertata nel giudizio di merito.

5. Anche il secondo motivo è inammissibile.

5.1. Occorre premettere che la domanda di riconoscimento del permesso di soggiorno per motivi umanitari presentata, come nella specie, prima dell’entrata in vigore (5/10/2018) della normativa introdotta con il D.L. n. 113 del 2018, convertito nella L. n. 132 del 2018, deve essere scrutinata sulla base della normativa esistente al momento della sua presentazione (Cass. S.U. n. 29459/2019).

5.2. Tanto precisato, il ricorrente si limita a richiamare pronunce di merito e di legittimità, nonchè la normativa di riferimento, mediante generiche deduzioni sulla situazione generale del Paese e sulle condizioni di vita precarie ivi esistenti, senza indicare alcun elemento individualizzante di rilevanza o fatti specifici che possano rivestire decisività, nel senso precisato da questa Corte e chiarito con la recente pronuncia delle Sezioni Unite già citata (tra le tante Cass. n. 9304/2019 e Cass. S.U. n. 29459/2019).

Il vizio motivazionale è stato denunciato del tutto genericamente, risolvendosi in inammissibile richiesta di rivalutazione del merito e dei fattori di vulnerabilità, la cui sussistenza la Corte territoriale, con motivazione idonea, ha escluso, valutando le allegazioni del richiedente.

Il fattore di integrazione lavorativa e sociale in Italia non può essere isolatamente considerato, diventando recessivo se difetta la vulnerabilità, come nella specie, ed inoltre la situazione del Paese di origine, in termini generali ed astratti, è di per sè inidonea al riconoscimento della protezione umanitaria (Cass. S.U. n. 29459/2019 citata, in conformità a Cass. n. 4455/2018).

6. In conclusione, il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, nulla dovendo disporsi circa le spese del presente giudizio, stante la tardiva costituzione del Ministero.

7. Ai sensi del D.P.R. n. 115 del 2002, art. 13, comma 1 quater, deve darsi atto della sussistenza dei presupposti processuali per il versamento, da parte del ricorrente, di un ulteriore importo a titolo di contributo unificato pari a quello previsto per il ricorso per cassazione, a norma dello stesso art. 13, comma 1-bis ove dovuto (Cass. n. 23535/2019).

PQM

La Corte dichiara inammissibile il ricorso.

Ai sensi del D.P.R. n. 115 del 2002, art. 13, comma 1 quater, dà atto della sussistenza dei presupposti processuali per il versamento, da parte del ricorrente, di un ulteriore importo a titolo di contributo unificato pari a quello previsto per il ricorso per cassazione, a norma dello stesso art. 13, comma 1-bis ove dovuto.

Così deciso in Roma, il 26 febbraio 2020.

Depositato in Cancelleria il 22 giugno 2020

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