Sentenza Sentenza Cassazione Civile n. 12183 del 18/05/2010

Cassazione civile sez. trib., 18/05/2010, (ud. 15/04/2010, dep. 18/05/2010), n.12183

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE TRIBUTARIA

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. LUPI Fernando – Presidente –

Dott. D’ALESSANDRO Paolo – Consigliere –

Dott. DI IASI Camilla – Consigliere –

Dott. IACOBELLIS Marcello – Consigliere –

Dott. DI BLASI Antonino – rel. Consigliere –

ha pronunciato la seguente:

ordinanza

sul ricorso proposto da:

AGENZIA DELLE ENTRATE, in persona del legale rappresentante pro

tempore, rappresentata e difesa dall’Avvocatura Generale dello stato,

nei cui uffici, in Roma, Via dei Portoghesi, 12 è domiciliata;

– ricorrente –

contro

G.P., rappresentato e difeso, giusta delega in calce al

controricorso, dall’Avv. FOSCHINI Paolo, elettivamente domiciliato in

Roma, presso la Cancelleria della Corte di Cassazione;

– controricorrente –

avverso la sentenza n. 36/09/2006 della Commissione Tributaria

Regionale di Bologna – Sezione n. 09, in data 14/02/2006, depositata

il 09 maggio 2006.

Udita la relazione della causa svolta nella Camera di consiglio del

15 aprile 2010 dal Relatore Dott. Antonino Di Blasi;

Presente il Sostituto Procuratore Generale Dr. Eduardo Vittorio

Scardaccione.

 

Fatto

SVOLGIMENTO DEL PROCESSO E MOTIVI DELLA DECISIONE

La Corte:

Considerato che nel ricorso iscritto al n. 17838/2007 R.G., è stata depositata in cancelleria la seguente relazione:

1 – E’ chiesta la cassazione della sentenza n. 36/09/2006, pronunziata dalla C.T.R. di Bologna, Sezione n. 09, il 14.02.2006 e DEPOSITATA il 09 maggio 2006. Con tale decisione, la C.T.R., ha accolto l’appello del contribuente, riformando la decisione di primo grado e riconoscendo il diritto al rimborso dell’Irap. 2 – Il ricorso di che trattasi, che riguarda impugnazione del silenzio rifiuto su domanda di rimborso dell’IRAP per gli anni dal 1998 al 2000, è affidato a due mezzi, con cui si deduce, violazione e falsa applicazione dell’art. 1742 c.c., e segg., art. 2195 c.c., della L. n. 662 del 1996, art. 3, comma 144, del D.Lgs. n. 446 del 1997, artt. 2, 3, 8, 27 e 36, nonchè insufficiente motivazione su fatto controverso e decisivo.

3 – L’intimato, giusto controricorso, ha chiesto il rigetto dell’impugnazione.

4 – Le censure formulate con il primo mezzo vanno risolte richiamando il principio da ultimo affermato dalle Sezioni Unite di questa Corte con la sentenza n. 12108/2009 secondo cui “a norma del combinato disposto del D.Lgs. 15 dicembre 1997, n. 446, art. 2, primo periodo, e art. 3, comma 1, lett. c), l’esercizio delle attività di Agente di Commercio, di cui alla L. n. 204 del 1985, art. 1, e di promotore finanziario di cui al D.Lgs. n. 58 del 1998, art. 31, comma 2, è escluso dall’applicazione dell’imposta regionale sulle attività produttive (IRAP) solo qualora si tratti di attività non autonomamente organizzata; il requisito dell’autonoma organizzazione, il cui accertamento spetta al giudice di merito ed è insindacabile in sede di legittimità, se congruamente motivato, ricorre quando il contribuente: a) sia sotto qualsiasi forma, il responsabile dell’organizzazione e non sia, quindi, inserito in strutture organizzative riferibili ad altrui responsabilità ed interesse; b) impieghi beni strumentali eccedenti, secondo l’id quod plerumque accidit, il minimo indispensabile per l’esercizio dell’attività in assenza di organizzazione, oppure si avvalga in modo non occasionale di lavoro altrui; Costituisce onere del contribuente che chieda il rimborso dell’imposta asseritamente non dovuta dare la prova dell’assenza delle predette condizioni.

4 bis – Quanto alla doglianza per vizio di motivazione, va richiamato il consolidato orientamento giurisprudenziale alla cui stregua il ricorrente per cassazione deve rappresentare i fatti, sostanziali e processuali, in modo da far intendere il significato e la portata delle critiche rivolte alla sentenza senza dover ricorrere al contenuto di altri atti del processo (Cass. n. 15672/05; 19756/05, n. 20454/2005, SS.UU. 1513/1998) e, quindi, deve indicare specificamente le circostanze di fatto che potevano condurre, se adeguatamente considerate, ad una diversa decisione, nonchè i vizi logici e giuridici della motivazione (Cass. n. 11462/2004, n. 2090/2004, n. 1170/2004, n. 842/2002);

Considerato, in particolare, che i mezzi non appaiono formulati in ossequio ai richiamati principi, sia perchè non vengono indicati i concreti elementi (documenti, provvedimenti, atti e quant’altro rilevante, acquisiti al processo nel corso dei gradi di merito) che ove presi in considerazione avrebbero potuto indurre a decisione di segno opposto, sia pure perchè le censure prospettate non investono, con la necessaria specificità, le ragioni della sentenza impugnata, la quale è pervenuta alla rassegnata decisione, dopo avere rilevato che il contribuente svolgeva la propria attività con modestissimi beni strumentali(solo autovettura), senza dipendenti e con il modesto ed irrilevante apporto di un solo collaboratore, e, quindi, con argomentazione sul piano logico-giuridica corretta, ancorchè opinabile.

5 – La decisione impugnata, appare, d’altronde, in linea con i principi fissati dalle richiamate pronunce, essendo pervenuta alle rassegnate conclusioni con idonea motivazione, avendo verificato, nel caso, l’insussistenza degli elementi indice dell’autonoma organizzazione, per assenza di dipendenti ed impiego di beni strumentali minimali, ed il modesto apporto dell’unico collaboratore.

6 – Si ritiene, dunque, sussistano i presupposti per la trattazione del ricorso in Camera di consiglio e la definizione, ex artt. 375 e 380 bis c.p.c., proponendosi il rigetto del ricorso per manifesta infondatezza.

Il Relatore Cons. Dott. Antonino Di Blasi”.

Considerato che la relazione è stata comunicata al Pubblico Ministero e notificata ai difensori;

Visti il ricorso, il controricorso e tutti gli altri atti di causa;

Considerato che il Collegio condivide le argomentazioni, svolte nella relazione;

Ritenuto che, in base a tali condivisi motivi ed ai richiamati principi, il ricorso va rigettato;

Considerato che, avuto riguardo all’epoca del consolidarsi degli applicati principi, le spese del giudizio di cassazione vanno compensate;

Visti gli artt. 375 e 380 bis c.p.c..

P.Q.M.

rigetta il ricorso e compensa le spese.

Così deciso in Roma, il 15 aprile 2010.

Depositato in Cancelleria il 18 maggio 2010

 

 

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