Sentenza Sentenza Cassazione Civile n. 11317 del 31/05/2016
Civile Sent. Sez. 5 Num. 11317 Anno 2016
Presidente: CAPPABIANCA AURELIO
Relatore: LUCIOTTI LUCIO
SENTENZA
sul ricorso 27551-2012 proposto da:
DURALAMP SPA, in persona del legale rappresentante pro
tempore, elettivamente domiciliato in ROMA VIA CAIO
MARIO N. 7 presso lo studio dell’avvocato MARIA TERESA
BARBANTINI, che lo rappresenta e difende unitamente
agli avvocati ERNESTO MARINELLI, GIOVANNI MARONGIU,
2016
MAURIZIO GAMBARDELLA, giusta delega a margine;
– ricorrente –
824
contro
AGENZIA DELLE DOGANE, in persona del Direttore pro
tempore, elettivamente domiciliato in ROMA VIA DEI
PORTOGHESI 12 presso l’AVVOCATURA GENERALE DELLO
Data pubblicazione: 31/05/2016
STATO, che lo rappresenta e difende;
– controricorrente
–
avverso la sentenza n. 83/2012 della COMM.TRIB.REG. di
GENOVA, depositata il 12/07/2012;
udita la relazione della causa svolta nella pubblica
udienza del 07/03/2016 dal Consigliere Dott. LUCIO
udito per il ricorrente l’Avvocato UGO MARINELLI per
delega ERNESTO MARINELLI, che si rimette alla Corte;
udito per il ccntroricorrente l’Avvocato GIANNA
GALLUZZO, che si rimette alla Corte;
udito il P.M. in persona del Sostituto Procuratore
Generale Dott. RITA SANLORENZO, che ha concluso per
l’inammissibilità del ricorso.
LUCIOTTI;
n. 27551/12 RG.
RITENUTO IN FATTO
1.
La Duralamp s.r.l.
propone ricorso per
cassazione, affidato a cinque motivi, avverso la
sentenza della CTR della Liguria n. 83 del 12.7.2012,
che, riformando la sentenza della CTP di La Spezia,
dichiarava che l’azione di recupero dei dazi doganali
triennale previsto dall’art. 84 del d.P.R. n. 43 del
1973, qualora la mancata contabilizzazione fosse
dovuta ad un atto penalmente perseguibile, che la
notitia criminis fosse fondata su un’ipotesi di reato
e
che
fosse
intervenuta
tre
entro
anni
dall’operazione doganale. Condizioni tutte presenti
nel caso di specie. Riteneva, poi, insussistente la
violazione dell’art. 220, par. 2, lett. b), del
codice doganale comunitario di cui al Reg. Cee n.
2913 del 1992, dedotta dalla società appellata, non
ravvisandosi
nella
specie
né
la
buona
fede
dell’esportatore né un errore dell’autorità doganale
ed infine riteneva corretta l’applicazione del
predetto Regolamento relativamente a merci di cui era
stata provata la provenienza cinese. Infine riteneva
infondata anche l’eccezione sollevata dalla società
contribuente con riferimento alla violazione del
contraddittorio, sostenendo che era stato rispettato
il termine di cui all’art. 12, comma 7, 1. n. 212 del
2000.
2. Resiste l’Agenzia con controricorso.
3.
La parte privata ha depositato istanza
chiedendo che venga dichiarata cessata la materia del
contendere in conseguenza della transazione fiscale
conclusa,
ai sensi dell’art. 182 ter R.D. n. 267 del
si prescriveva in un termine superiore a quello
n. 27551/12 R.G.
1942, con l’Agenzia delle dogane nell’ambito di un
accordo di ristrutturazione dei debiti ex art. 182
bis del medesimo R.D., omologato dal Tribunale di
Firenze.
4. All’udienza l’avvocatura erariale prestava
adesione alla richiesta avanzata dalla società
CONSIDERATO IN DIRITTO
1.
In via preliminare va rilevato che tra le
parti è stata stipulata transazione fiscale ai
dell’art. 182 ter L. Fall.
R.D. n. 267 del 1942)
nell’ambito dell’accordo di ristrutturazione dei
debiti della Duralamp s.p.a. ai sensi dell’art. 182
bis della medesima legge, omologato dal Tribunale di
Firenze in data 5 novembre 2014, e che la parti hanno
concordato, per come risultante dal verbale di
udienza,
circa
controversia
la
con
definizione
declaratoria
in
di
rito
della
intervenuta
cessazione della materia del contendere.
2. Premesso quanto precede, osserva la Corte che
la cessazione della materia del contendere è formula
terminativa prevista espressamente dall’art. 182 ter,
comma 5, L. Fall. ma limitatamente all’ipotesi di
transazione
fiscale conclusa nell’ambito
“della
procedura di concordato ai sensi dell’articolo 181”.
Tale
disposizione
pertanto
non
è
applicabile
all’ipotesi in cui la transazione venga conclusa
nell’ambito dell’accordo di ristrutturazione di cui
all’art. 192-bis L. Fall. giacché il coma 6 del
citato art. 182 ter – che ha esteso la possibilità
per il debitore di stipulare la transazione fiscale
anche nell’ambito degli accordi di ristrutturazione
2
contribuente.
n. 27551/12 R.G.
dei debiti, con le modifiche apportate dapprima con
il d.lgs. 12 settembre 2007, n. 169, art. 16, coma
5, e, successivamente, dal d.l. 31 maggio 2010, n.
78, convertito, con modificazioni, nella legge 30
luglio 2010, n. 122, art. 29, coma 2 – non ripete la
disposizione di cui al comma 5, né contiene un suo
ultimo comma dell’art. 182 ter, che disciplina
soltanto la revoca di diritto della transazione
fiscale conclusa nell’ambito dell’accordo di
ristrutturazione.
3. Fatta questa doverosa precisazione, ritiene
questa Corte che l’intervenuta transazione comporti
comunque la dichiarazione di inammissibilità del
ricorso per sopravvenuta carenza di interesse delle
parti “ad una pronuncia sul merito dell’impugnazione”
(Cassazione civile sez. trib. 11 giugno 2004 n.
11176 ; n. 15081 del 2004; Sez. Un. n. 368/2000
nonché Cass. n.1205/2003).
A tale pronuncia consegue, per un verso, la
caducazione di tutte le sentenze emanate nei
precedenti gradi di giudizio e non passate in cosa
giudicata, per altro verso, la sua assoluta
inidoneità ad acquistare efficacia di giudicato
sostanziale sulla pretesa fatta valere, limitandosi
tale efficacia di giudicato al solo aspetto del venir
meno dell’interesse alla prosecuzione del processo in
corso (cfr. Cass. 4714/2006; 19160/2007; 12897/2009;
10553/2009; 7185/2010).
Alla stregua dei rilievi che precedono, pertanto,
va disposta l’indicata declaratoria.
3
richiamo. Lo stesso è a dirsi per il settimo ed
n. 27.551/12 R.G.
4.
Concorrono giusti motivi, in assenza di
contrarie richieste delle parti in causa, per
dichiarare interamente compensate le spese di tutti i
gradi del giudizio.
P.Q.M.
La Corte dichiara inammissibile il ricorso per
interamente compensate fra le parti le spese di tutti
i gradi del giudizio
Così deciso in Roma, nella Camera di consiglio
della Sezione Tributaria, il 7 marzo 2016.
sopravvenuta carenza di interesse. Dichiara