Sentenza Sentenza Cassazione Civile n. 11177 del 20/05/2011
Cassazione civile sez. I, 20/05/2011, (ud. 02/03/2011, dep. 20/05/2011), n.11177
LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE
SEZIONE PRIMA CIVILE
Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:
Dott. CARNEVALE Corrado – Presidente –
Dott. SALVAGO Salvatore – Consigliere –
Dott. DOGLIOTTI Massimo – rel. Consigliere –
Dott. CAMPANILE Pietro – Consigliere –
Dott. MERCOLINO Guido – Consigliere –
ha pronunciato la seguente:
sentenza
sul ricorso 11826/2006 proposto da:
M.G. (c.f. (OMISSIS)), elettivamente
domiciliato in ROMA, VIALE ERITREA 91, presso l’avvocato POLIDORI
Carlo, che lo rappresenta e difende, giusta procura a margine del
ricorso;
– ricorrente –
contro
UNICREDIT BANCA S.P.A. (c.f. (OMISSIS) – p.i. (OMISSIS)), in
persona del Presidente del Consiglio dei Ministri pro tempore,
elettivamente domiciliata in ROMA, VIA G. ZANARDELLI 20, presso
l’avvocato ALBISINNI Luigi, che la rappresenta e difende unitamente
all’avvocato PINELLO GIORGIO, giusta procura speciale per Notaio
Dott. CARLO VICO di BOLOGNA – Rep. n. 97069 del 3.2.04;
– controricorrente –
avverso la sentenza n. 317/2005 della CORTE D’APPELLO di VENEZIA,
depositata il 18/02/2005;
udita la relazione della causa svolta nella Pubblica udienza del
02/03/2011 dal Consigliere Dott. MASSIMO DOGLIOTTI;
udito il P.M., in persona del Sostituto Procuratore Generale Dott.
ZENO Immacolata, che ha concluso per l’inammissibilità, in subordine
rigetto del ricorso.
Fatto
SVOLGIMENTO DEL PROCESSO
Con citazione notificata in data 23-10-1998, M.G. proponeva opposizione a decreto ingiuntivo, emesso dal Presidente del Tribunale di Venezia per l’importo di L. 612.142.232, a favore della ROLO BANCA e a carico di E.R., debitore principale, e di M.G., fideiussore. Costituitosi il contraddittorio, la Banca chiedeva rigettarsi l’opposizione.
Il Tribunale di Venezia, con sentenza n. 1603 del 2001, rigettava l’opposizione. Proponeva appello, notificato in data 24-5-2002, M.G.. Costituitosi il contraddittorio, Unicredit Banca S.p.a., (successore di Rolo Banca) chiedeva rigettarsi l’appello. La Corte d’Appello di Venezia, con sentenza 7-18/2/2005, rigettava l’appello.
Ricorre per cassazione il M., sulla base di due motivi:
Resiste, con controricorso, la Banca.
Diritto
MOTIVI DELLA DECISIONE
Con il primo motivo, il ricorrente lamenta violazione e falsa applicazione degli artt. 1375, 1325, 1418, 1936 e 1956 c.c., non avendo la banca osservato canoni di diligenza e solidarietà. Con il secondo, violazione degli artt. 1175, 1375 e 1956 c.c., sostenendo la propria liberazione, in quanto la Banca aveva concesso finanziamenti, nonostante la consapevolezza di un notevole aumento delle difficoltà del debitore principale e, conseguentemente, della sua impossibilità di adempimento.
I motivi possono trattarsi congiuntamente, per strette ragioni di connessione.
Non si ravvisano le violazioni di legge lamentate, in relazione alle quali del resto il ricorso non svolge argomentazioni adeguate.
Precisa correttamente il giudice a quo che la prova della mancanza di buona fede, da parte dell’istituto bancario gravava sul fideiussore che ne assumeva la violazione. Osserva altresì la sentenza impugnata che il M. conosceva il garantito, era comunque nella condizioni di informarsi in ordine all’asserita sua nullatenenza, e doveva presumersi la piena consapevolezza da parte del M. stesso, che l’ E. non sarebbe riuscito ad ottenere il credito, senza la garanzia contestualmente offerta.
Quanto alla previsione di cui all’art. 1956 c.c., circa la liberazione del fideiussore, ove la banca effettui nuove concessioni di credito, nonostante la consapevolezza dell’insolvenza del debitore, essa non si attaglia alla fattispecie in esame. Come, del resto, chiarisce il giudice a quo, l’odierno ricorrente avrebbe dovuto provare che non di un unico credito si trattava, ma di un “susseguirsi di crediti sempre più a rischio”. Per quanto osservato, i due motivi vanno rigettati, siccome infondati.
Conclusivamente va rigettato il ricorso. Le spese seguono la soccombenza.
P.Q.M.
La Corte rigetta il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali che liquida in Euro 4500,00 per onorari ed Euro 200,00 per esborsi, oltre spese generali ed accessori di legge.
Così deciso in Roma, il 2 marzo 2011.
Depositato in Cancelleria il 20 maggio 2011