Sentenza Sentenza Cassazione Civile n. 10871 del 18/05/2011
Cassazione civile sez. un., 18/05/2011, (ud. 10/05/2011, dep. 18/05/2011), n.10871
LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE
SEZIONI UNITE CIVILI
Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:
Dott. VITTORIA Paolo – Primo Presidente f.f. –
Dott. ELEFANTE Antonino – Presidente di sezione –
Dott. FELICETTI Francesco – Consigliere –
Dott. GOLDONI Umberto – Consigliere –
Dott. BUCCIANTE Ettore – Consigliere –
Dott. SPIRITO Angelo – Consigliere –
Dott. PETITTI Stefano – Consigliere –
Dott. TIRELLI Francesco – rel. Consigliere –
Dott. SAN GIORGIO Maria Rosaria – Consigliere –
ha pronunciato la seguente:
sentenza
sul ricorso proposto da:
spa ANAS, domiciliata in Roma, via dei Portoghesi 12, presso
l’Avvocatura Generale dello Stato, che la rappresenta e difende;
– ricorrente –
contro
T.A.M.D. e T.R., in proprio e quali
eredi di P.F. e T.N., elettivamente
domiciliati in Roma, via A. Gramsci 54, presso lo studio dell’avv.
Giuseppe Rizzo, rappresentati e difesi dall’avv. Galullo Anna per
procura in atti;
– controricorrenti –
srl Marmo Pietro e M.P. quale titolare della omonima ditta
individuale;
– controricorrenti –
per la cassazione della sentenza n. 175/2007, depositata dalla Corte
di appello di Bari il 22/2/2007;
Udita la relazione della causa svolta nella pubblica udienza del
10/5/2011 dal Relatore Cons. Dr. Francesco Tirelli;
Udito l’avvocato dello Stato Meloncelli;
Sentito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore
Generale Dott. IANNELLI Domenico, il quale ha concluso per
l’accoglimento del ricorso;
Fatto
RILEVATO IN FATTO
Che con atto di citazione notificato il 19-20/10/1998 P. F., T.N., T.A.M.D. e T. R. hanno chiesto al Tribunale di Lucera, sezione di Apricena, la condanna dell’ANAS e della impresa Marmo Pietro al risarcimento dei danni subiti a causa della occupazione ed irreversibile trasformazione di un terreno utilizzato per la realizzazione di un’opera pubblica ed espropriato solo dopo la scadenza dei termini dell’occupazione legittima e della stessa dichiarazione di pubblica utilità;
che costituitisi entrambi i convenuti nonchè la srl Marmo Pietro, cui il M. aveva ceduto la propria azienda con tutti i debiti e i crediti, il giudice adito ha declinato la giurisdizione perchè il D.Lgs. n. 80 del 1998, art. 34, aveva devoluto la materia alla cognizione esclusiva del giudice amministrativo; che su gravame dei danneggiati, la Corte di appello di Bari ha riformato la decisione di primo grado, rinviando le parti davanti al Tribunale;
che l’ANAS spa ha proposto ricorso per cassazione, sostenendo con l’unico motivo che sussisteva la giurisdizione del giudice amministrativo perchè si trattava di causa per il risarcimento del danno derivato da un’occupazione appropriativa e, dunque, da un esercizio legittimo del potere autoritativo della PA;
che i fratelli T. hanno resistito con controricorso, con il quale hanno contestato la fondatezza della tesi avversa; che così riassunte le rispettive posizioni delle parti, osserva il Collegio che queste Sezioni Unite hanno già più volte chiarito che per effetto della intervenuta dichiarazione d’incostituzionalità del D.Lgs. n. 80 del 1998, art. 34, rientrano nella giurisdizione del giudice ordinario le domande di risarcimento del danno da occupazione appropriativa proposte prima della entrata in vigore della legge n. 205/2000 (C. cass. 8204 del 2005, 13432 del 2006, 3042 del 2007 e 9321 del 2007);
che trattandosi di principio che il Collegio condivide e ribadisce, rimane unicamente da aggiungere che la causa di cui si discute è stata introdotta con atto di citazione notificato nell’ottobre 1998;
che va pertanto dichiarata la giurisdizione del giudice ordinario su di essa;
che il ricorso è quindi rigettato, con condanna dell’ANAS al pagamento delle spese del presente giudizio, liquidate in complessivi 3.200,00 Euro, 200,00 dei quali per esborsi, oltre gli accessori di legge.
P.Q.M.
La Corte, a Sezioni Unite, dichiara la giurisdizione del giudice ordinario, rigetta il ricorso e condanna la spa ANAS al pagamento delle spese del presente giudizio, liquidate in complessivi 3.200,00 Euro, 200,00 dei quali per esborsi, oltre gli accessori di legge.
Così deciso in Roma, il 10 maggio 2011.
Depositato in Cancelleria il 18 maggio 2011