Sentenza Sentenza Cassazione Civile n. 2264 del 02/02/2021
Cassazione civile sez. lav., 02/02/2021, (ud. 14/07/2020, dep. 02/02/2021), n.2264
LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE
SEZIONE LAVORO
Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:
Dott. BERRINO Umberto – Presidente –
Dott. BALESTRIERI Federico – Consigliere –
Dott. LORITO Matilde – rel. Consigliere –
Dott. PAGETTA Antonella – Consigliere –
Dott. CINQUE Guglielmo – Consigliere –
ha pronunciato la seguente:
ORDINANZA
sul ricorso 10738/2017 proposto da:
BANCA NAZIONALE DEL LAVORO S.P.A., BUSINESS PARTNER ITALIA S.c.p.A.,
in persona dei loro legali rappresentanti pro tempore, elettivamente
domiciliate in ROMA, CORSO VITTORIO EMANUELE II 326, presso lo
studio dell’avvocato CLAUDIO SCOGNAMIGLIO, che le rappresenta e
difende;
– ricorrente –
contro
C.V., P.V., N.G., PA.FR.,
S.M., PU.ED., elettivamente domiciliati in ROMA, VIA
GERMANICO 172, presso lo studio dell’avvocato PIER LUIGI PANICI, che
li rappresenta e difende;
– controricorrenti –
avverso la sentenza n. 247/2017 della CORTE D’APPELLO di ROMA,
depositata il 03/02/2017 r.g.n. 606/2016.
Fatto
RILEVATO
Che:
Con sentenza resa pubblica il 3/2/2017 la Corte di Appello di Roma accoglieva il reclamo proposto da C.V., N.G., Pu.Ed., P.V., Pa.Fr., S.M. nei confronti delle società BNL – Banca Nazionale del Lavoro s.p.a. e Business Partner Italia s.c.p.a. avverso la sentenza emessa dal Tribunale della medesima sede che aveva integralmente respinto le domande attoree ed, in accoglimento delle stesse, dichiarava “l’esistenza di un rapporto di lavoro subordinato in capo a BNL – Banca Nazionale del lavoro s.p.a., proseguito ex art. 2112 c.c., a decorrere dal 1/10/2014 in capo a Business Partner Italia s.c.p.a., a far tempo dal 1/1/1995 per C.V., dal 1/9/1997 per N.G., dal 1/3/2004 per Pu.Ed., dal 1/3/2004 per P.V., dal 11/11/2005 per Pa.Fr. e dal 1/4/2005 per S.M., con inquadramento nella 2 area 1 livello c.c.n.l. aziende di credito” per C., N., Pu. e S., in 1 area professionale per P. e Pa., condannando: e società in solido fra loro ex art. 2112 c.c., a corrispondere agli appellanti le retribuzioni corrispondenti a detti inquadramenti.
Valutato il materiale istruttorio concernente l’appalto endoaziendale, avente ad oggetto l’affidamento all’appaltatore di servizi di facchinaggio, ricerca e trattamento di documentazione, la Corte territoriale accertava che nella specie era riscontrabile un fenomeno di interposizione illecita di manodopera, non afferendo i rapporti di lavoro degli originari ricorrenti ai contratti di appalto prodotti dalle società, nè rinvenendosi dalle acquisizioni probatorie in atti, gli indici propri di un appalto lecito.
Per la cassazione di tale pronuncia la Banca Nazionale del Lavoro s.p.a. e Business Partener Italia s.c.p.a. hanno proposto ricorso affidato a dieci motivi. Le parti intimate hanno resistito con controricorso.
Le società ricorrenti hanno depositato atto di rinuncia al ricorso – con allegato atto di transazione stilato in data 30/7/2018 – notificato ai controricorrenti.
Diritto
CONSIDERATO
Che:
La rinuncia al ricorso comporta l’estinzione del processo (ai sensi degli artt. 390 e 391 c.p.c.), che, nella specie, deve essere dichiarata con ordinanza – anzichè nella forma alternativa del decreto presidenziale (art. 391 c.p.c. cit., comma 1) – in dipendenza dell’adozione del provvedimento a seguito della adunanza camerale (argomenta da Cass. n. 6407/2004, Cass. n. 10841/2003 delle Sezioni Unite; Cass. n. 11211/2004, Cass. n. 1913/2008).
Nello specifico la rinuncia non risulta accettata, ma tale circostanza, non applicandosi l’art. 306 c.p.c., al giudizio di cassazione, non rileva ai fini dell’estinzione del processo.
La rinunzia al ricorso per cassazione infatti non ha carattere cosiddetto accettizio che richiede, cioè, l’accettazione della controparte per essere produttivo di effetti processuali (vedi Cass. n. 28675 del 2005, Cass. n. 3971 del 2015, Cass. n. 10140 del 2020) ed inoltre, determinando il passaggio in giudicato della sentenza impugnata, comporta il conseguente venir meno dell’interesse a contrastare l’impugnazione (ex aliis, vedi Cass., sez. un., n. 1923 del 1990, Cass. n. 23840 del 2008).
Essa produce i propri effetti a prescindere dalla accettazione che rileva esclusivamente ai fini del regime delle spese. Deve pertanto ritenersi che, una volta che l’atto sia comunque pervenuto a conoscenza della controparte, lo stesso risulta perfezionato e, come tale, produttore dell’effetto stabilito dalla legge.
Quanto alle spese, stante la facoltatività della condanna del rinunciante nel caso di mancata accettazione prevista dall’art. 391 c.p.c., come emendato dal D.Lgs. n. 40 c.p.c. come del 2006, si ritiene di compensare le stesse in ragione della complessità delle questioni inerenti al ricorso ed alla medesima regolazione delle spese adottata dalle parti nel perfezionato accordo.
PQM
Dichiara estinto il processo compensa le spese.
Così deciso in Roma, nella Adunanza camerale, il 14 luglio 2020.
Depositato in Cancelleria il 2 febbraio 2021