Sentenza Sentenza Cassazione Civile n. 12438 del 20/05/2010
Cassazione civile sez. III, 20/05/2010, (ud. 08/04/2010, dep. 20/05/2010), n.12438
LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE
SEZIONE TERZA CIVILE
Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:
Dott. FINOCCHIARO Mario – Presidente –
Dott. MASSERA Maurizio – Consigliere –
Dott. SEGRETO Antonio – Consigliere –
Dott. VIVALDI Roberta – rel. Consigliere –
Dott. FRASCA Raffaele – Consigliere –
ha pronunciato la seguente:
ordinanza
sul ricorso 20340/2009 proposto da:
COMUNE DI PRIVERNO in persona del Sindaco pro tempore, elettivamente
domiciliato in ROMA, PIAZZALE CLODIO 22, presso lo studio
dell’avvocato GIACCHETTI CARLO, rappresentato e difeso dall’avvocato
CONTE Silvestro, giusta Delib. G.M. 30 giugno 2009, n. 168 e giusta
mandato ad litem a margine del ricorso;
– ricorrente –
contro
C.A., elettivamente domiciliato in ROMA, PIAZZA DEL
RISORGIMENTO 36, presso lo studio dell’avvocato VENDITTI Francesca,
che lo rappresenta e difende, giusta procura a margine del
controricorso;
– controricorrente –
avverso l’ordinanza R.G. 406/09 del TRIBUNALE di ROMA del 20.5.09,
depositata il 22/05/2009;
udita la relazione della causa svolta nella Camera di consiglio
dell’8/04/2010 dal Consigliere Relatore Dott. ROBERTA VIVALDI.
E’ presente il P.G. in persona del Dott. ANTONIETTA CARESTIA.
Fatto
PREMESSO IN FATTO
E’ stata depositata in cancelleria la seguente relazione:
“1. – E’ chiesta la cassazione dell’ordinanza emessa dal tribunale di Roma in data 22.5.2009 in materia di opposizione a decreto ingiuntivo per il pagamento degli onorari per prestazioni professionali.
Ai ricorsi proposti contro sentenze o provvedimenti pubblicati, una volta entrato in vigore il D.Lgs. 15 febbraio 2006, n. 40, recante modifiche al codice di procedura civile in materia di ricorso per cassazione, si applicano le disposizioni dettate nello stesso decreto al Capo 1^.
Secondo l’art. 366 bis c.p.c. – introdotto dall’art. 6 del decreto – i motivi di ricorso debbono essere formulati, a pena di inammissibilità, nel modo lì descritto ed, in particolare, nei casi previsti dall’art. 360 c.p.c., nn. 1), 2), 3) e 4, l’illustrazione di ciascun motivo si deve concludere con la formulazione di un quesito di diritto, mentre, nel caso previsto dall’art. 360 c.p.c., comma 1, n. 5), l’illustrazione di ciascun motivo deve contenere la chiara indicazione del fatto controverso in relazione al quale la motivazione si assume omessa o contraddittoria, ovvero le ragioni per le quali la dedotta insufficienza della motivazione la rende inidonea a giustificare la decisione.
2. – Il ricorso può essere trattato in Camera di consiglio e dichiarato inammissibile, se si considera che la formulazione dei motivi per cui è chiesta la cassazione della sentenza non soddisfa i requisiti stabiliti dall’art. 366 bis c.p.c..
Con unico motivo il ricorrente denuncia violazioni di norme di diritto (L. 13 giugno 1942, n. 794, artt. 29 e 30, artt. 737, 414, 163 e 163 bis c.p.c., in relazione all’art. 360 c.p.c., comma 1, n. 3), ma il motivo non si conclude – nè contiene – con la formulazione di un quesito di diritto, che consenta alla Corte di enunciare il principio di diritto che dia soluzione al caso concreto”.
La relazione è stata comunicata al Pubblico Ministero e notificata ai difensori delle parti.
Non sono state presentate conclusioni scritte, nè alcuna delle parti è stata ascoltata in Camera di consiglio.
Diritto
RITENUTO IN DIRITTO
A seguito della discussione sul ricorso, tenuta nella Camera di consiglio, il Collegio ha condiviso i motivi in fatto ed in diritto esposti nella relazione.
Conclusivamente, il ricorso deve essere dichiarato inammissibile.
Le spese seguono la soccombenza e, liquidate come in dispositivo, vanno poste a carico del ricorrente.
P.Q.M.
La Corte dichiara inammissibile il ricorso. Condanna il ricorrente al pagamento delle spese che liquida in complessivi Euro 1.400,00, di cui Euro 1.200,00 per onorari, oltre spese generali ed accessori di legge.
Così deciso in Roma, nella Camera di consiglio della Sezione Terza Civile della Corte Suprema di Cassazione, il 8 aprile 2010.
Depositato in Cancelleria il 20 maggio 2010