Sentenza Sentenza Cassazione Civile n. 18427 del 20/09/2016
Cassazione civile sez. VI, 20/09/2016, (ud. 24/06/2016, dep. 20/09/2016), n.18427
LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE
SEZIONE SESTA CIVILE
SOTTOSEZIONE 2
Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:
Dott. PETITTI Stefano – rel. Presidente –
Dott. LOMBARDO Luigi Giovanni – Consigliere –
Dott. PICARONI Elisa – Consigliere –
Dott. ABETE Luigi – Consigliere –
Dott. SCALISI Antonino – Consigliere –
ha pronunciato la seguente:
SENTENZA
sul ricorso 4498/2015 proposto da:
Q.M., rappresentata e difesa, per procura speciale a
margine del ricorso, dall’Avvocato Isabella Casales Mangano;
– ricorrente –
contro
MINISTERO DELL’ECONOMIA E DELLE FINANZE, in persona del Ministro pro
tempore, domiciliato in Roma, Via dei Portoghesi n. 12, presso
l’Avvocatura Generale dello Stato, che lo rappresenta e difende per
legge;
– resistente –
avverso il decreto n. 991/2014 della Corte d’appello di
Caltanissetta, depositato in data 11 luglio 2014.
Udita la relazione della causa svolta nella pubblica udienza del 24
giugno 2016 dal Presidente relatore Dott. Stefano Petitti.
Fatto
RITENUTO IN FATTO
che Q.M., con ricorso depositato presso la Corte d’appello di Caltanissetta in data 16 luglio 2012, ha chiesto la condanna del Ministero dell’economia e delle finanze a titolo di equa riparazione, ai sensi della L. 24 marzo 2001, n. 89, per l’eccessiva durata di un procedimento introdotto innanzi alla Corte dei conti, sezione giurisdizionale per la Sicilia, con ricorso del 4 dicembre 2003, definito con sentenza depositata il 30 novembre 2011;
che, nella resistenza del Ministero, l’adita Corte d’appello di Caltanissetta, con decreto in data 11 luglio 2014, ha parzialmente accolto la domanda rilevando che il giudizio presupposto si era protratto per circa otto anni, e ritenendo che, tuttavia, da tale periodo dovesse essere detratto il segmento compreso tra la interruzione del processo per decesso del difensore e la riassunzione del processo stesso, pari a circa nove mesi;
che la Corte d’appello, quindi, detratta la ragionevole durata di tre anni, ha liquidato, per un ritardo di un quattro e sei mesi, un indennizzo di 3.000,00 Euro, applicando il criterio di 750,00 Euro per i primi tre anni di ritardo e di 1.000,00 Euro per ciascuno degli anni successivi;
che per la cassazione del decreto della Corte d’appello Q.M. ha proposto ricorso sulla base di due motivi;
che l’intimato Ministero ha resistito con controricorso;
che il ricorrente ha depositato memoria in prossimità dell’udienza.
Diritto
CONSIDERATO IN DIRITTO
che il Collegio ha deliberato l’adozione della motivazione semplificata nella redazione della sentenza;
che con il primo motivo (violazione e falsa applicazione dell’art. 6, par. 1, della CEDU e della L. n. 89 del 2001, art. 2, per omessa applicazione dei criteri di liquidazione del danno adottati dalla CEDU e da questa Corte di legittimità, nonchè omesso esame circa un fatto decisivo per il giudizio, e violazione del principio per cui la contumacia non esclude il diritto all’equa riparazione) la parte ricorrente sostiene che la Corte d’appello avrebbe errato nel detrarre l’intero segmento compreso tra il decesso del difensore e la costituzione del nuovo difensore, invocando il principio affermato dalle SSUU con sentenza n. 585 del 2014, secondo cui l’indennizzo per la irragionevole durata del giudizio spetta a tutte le parti coinvolte nel procedimento giurisdizionale, ivi compresa la parte rimasta contumace;
che il ricorrente rileva, inoltre, che la Corte dei conti aveva già fissato l’udienza del 24 ottobre 2011 ai fini della discussione della causa, indipendentemente dall’evento che aveva colpito il difensore.
che con il secondo motivo (violazione e falsa applicazione degli artt. 91 e 92 c.p.c. e del D.M. n. 55 del 2014, art. 2, nonchè omesso esame circa un fatto decisivo per il giudizio) il ricorrente si duole della disposta compensazione parziale delle spese;
che il primo motivo di ricorso è fondato;
che la Corte d’appello ha detratto dalla durata del giudizio presupposto il periodo intercorso tra il decesso del difensore e la costituzione del nuovo difensore, senza che il detto evento avesse provocato alcuna interferenza sul processo sino all’udienza in cui il ricorso è stato discusso e poi deciso;
che l’accoglimento del primo motivo, comportando la nuova regolamentazione delle spese, determina l’assorbimento del secondo;
che il primo motivo di ricorso va quindi accolto, con conseguente cassazione del decreto impugnato e assorbimento del secondo motivo; che, tuttavia, non apparendo necessari ulteriori accertamenti di fatto, la causa può essere decisa nel merito ai sensi dell’art. 384 c.p.c., comma 2;
che, invero, applicando il non contestato criterio di liquidazione individuato dalla Corte d’appello, detratta dalla durata complessiva del giudizio di otto anni la durata ragionevole di tre anni, al ricorrente può essere liquidato un indennizzo complessivo di Euro 4.250,00, oltre agli interessi legali dalla data della domanda al soddisfo;
che, dunque, il Ministero dell’economia e delle finanze deve essere condannato al pagamento, in favore del ricorrente, della indicata somma, oltre agli interessi legali dalla data della domanda al soddisfo; che, quanto alle spese, le stesse seguono la soccombenza quelle del giudizio di merito, liquidate, in applicazione del D.M. n. 55 del 2014 e tenuto conto dello scaglione di valore applicabile nonchè previa riduzione del 70% del compenso per la fase istruttoria e del 50% dell’importo derivante dalla somma dei compensi previsti per le singole fasi, in Euro 1.056,75 per compensi, oltre accessori di legge e spese forfetarie; quelle del giudizio di cassazione, liquidate nella misura di Euro 892,50 per compensi, oltre accessori di legge e spese forfetarie; che le spese, come liquidate, vanno poi distratte in favore del difensore del ricorrente, dichiaratosi antistatario.
PQM
La Corte accoglie il primo motivo di ricorso, assorbito il secondo; cassa il decreto impugnato e, decidendo la causa nel merito, condanna il Ministero dell’economia e delle finanze al pagamento, in favore del ricorrente, della somma di Euro 4.250,00, oltre agli interessi legali dalla domanda al soddisfo; condanna inoltre il Ministero al pagamento delle spese del giudizio che liquida, quanto al grado di merito, in Euro 1.056,75 per compensi, e, quanto al giudizio di legittimità, in Euro 892,50, per compensi, oltre accessori di legge e spese forfetarie; dispone la distrazione delle spese del giudizio di cassazione in favore del difensore antistatario.
Così deciso in Roma, nella Camera di consiglio della Sezione Sesta Civile – 2, della Corte Suprema di Cassazione, il 24 giugno 2016.
Depositato in Cancelleria il 20 settembre 2016